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Si sono svolte tra il 7 e l’8 ottobre a Pesaro le gare nazionali di primo soccorso e il nostro comitato ha felicemente partecipato aggiudicandosi un bel primo posto nel Diritto Internazionale Umanitario.

Per l’occasione, abbiamo incontrato Gianfranco Aghilon, coach della squadra, che ci ha concesso una piacevole intervista:

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Come è andata la competizione? 

“Non ci aspettavamo il risultato, solo 50 ore di preparazione di cui 10 di simulazione. Ci siamo preparati in poco tempo ma la squadra si è comportata molto bene senza neanche avere mai esperienza di gara.

Il risultato è stato ottimo. Siamo arrivati primi nel Diritto Internazionale Umanitario e decimi in classifica finale.

Sono molto contento per come si è comportata la squadra in gara, hanno gareggiato per circa 11 ore in 17 postazioni. Con scenari di vario genere, dal sociale all’emergenza, dai traumi alla strategia 2030 e in nessuna competizione siamo arrivati ultimi.

L’attività che ci ha colpito di più è stata quella che rispecchiava di più l’attualità, in tema di violenza sulle donne e violenza domestica.

Si trattava di un padre che abusava della figlia e quella è stata davvero una scena toccante, ci siamo commossi alla fine. Ma in quel caso la squadra si è comportata davvero bene. Si trattava di fare supporto psicologico e sanitario.”

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Da quanti volontari è composta la squadra?

“Francesco Ressa, Diana Amore, Gambino Matteo, Antonella di Silvestre, Fusco Giuseppina e Vanessa Valenza. Eravamo l’unica squadra con un’infermiera volontaria. Spaziavamo dai 18 ai 50 anni. Eravamo quindi molto variegati. Purtroppo Vanessa Valenza si è ammalata prima della partenza e siamo partiti in 5.”

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Come vi siete allenati?

“Abbiamo iniziato la preparazione a luglio.Prima una parte prettamente teorica e dopo un po’ di pratica specifica su caricamenti, immobilizzazioni, utilizzando tutto ciò che c’era a disposizione (tavolette di legno, giornali, foulard, camicie, spille da balia..) e poi tanto BLS e PBLS (Anche perché cera una scena specifica sul BLS in gara).

Ci ritrovavamo in sede la sera alle 8.30 e continuavamo fino a mezzanotte. Voglio complimentarmi con i ragazzi per la loro serietà, puntualità e rispetto con cui hanno partecipato.”

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Cosa vi ha lasciato questa esperienza?

“È stata una grande esperienza di vita e di squadra.

Sono contento per loro perché hanno vissuto un’esperienza che non rivivranno mai, è indimenticabile. Impari ad agire con strumenti che non sono presidi medici e questo ti aiuta anche nella vita ad affrontare le situazioni in maniera più sicura e serena.

A me ha lasciato una grande felicità per loro. Ciò che mi è piaciuto di più è stata lo loro calma e serenità. Si è creato un legame molto forte, ora ci incontriamo, ci andiamo a mangiare la pizza, andiamo al bowling.. e da gennaio cominceremo ad allenarci ancora, con una nuova consapevolezza ed alle spalle questa grande avventura. Hanno formato una squadra che potrà dare grandissimi risultati nel tempo e spero che resteremo uniti. Si sono sacrificati tantissimo e sono loro che vanno messi in primo piano.”

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Vuole aggiungere qualcosa?

“Croce Rossa penso che sia l’associazione che da più opportunità a tutti, chiunque può trovare la sua strada e realizzarsi, esprimere le sue capacità. Non siamo tutti sanitari, dietro Croce Rossa c’è un mondo infinito di opportunità ed attività.

Volevo dire ai giovani che quando si fa team si crea un legame indimenticabile, soprattutto gareggiando a livello nazionale. È un’esperienza che farei fare a tutti i volontari: si instaura un legame tra persone di ogni età, diventiamo un tutt’uno, impariamo a lavorare insieme. Si crea un’empatia così tanto forte che basta uno sguardo per capirsi a vicenda.

Inoltre ci tengo a ringraziare ogni singola persona che ci ha offerto il suo aiuto che sia del comitato o del regionale ma anche della protezione civile.”

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